Questa associazione raccoglie tappi di plastica per finanziare le parrucche delle pazienti oncologiche
Basta guardarsi intorno per accorgersi del gran numero di situazioni, persone e contesti che possono avere bisogno del nostro aiuto. Spesso basta poco per far tornare il sorriso sul volto di molti, senza contare che agire beneficamente aiuta molto anche chi lo fa, in prima persona.
Quando poi alla solidarietà si aggiunge la salvaguardia dell'ambiente, allora il binomio diventa perfetto. L'Avo, Associazione volontari oncologici di Padova, è riuscita, in un modo green e utile a chi soffre, a coniugare entrambe le cose, portando avanti un progetto davvero lodevole, e su cui vale la pena soffermarsi.
via AVO Padova
Affrontare un tumore, per una donna, è una battaglia spesso davvero dura da combattere. Specialmente quando si iniziano le cure chemioterapiche, oltre alla fatica di sostenerle, la caduta dei capelli può diventare un vero e proprio incubo quotidiano.
Per molte donne, infatti, non si tratta affatto di un problema secondario, tanto che spesso evitano di uscire, timorose di farsi vedere da amici, conoscenti e persino parenti. Dalle difficoltà di queste persone è nato "La plastica che fa bene", progetto che vede collaborare, oltre all'Avo, anche la Confartigianato padovana, Amico dell'Ambiente e l'Istituto Oncologico Veneto.
Magari vi starete chiedendo cosa c'entra la plastica con la perdita dei capelli durante la chemioterapia. Ebbene, per non lasciare che il cancro prenda il sopravvento anche sul lato estetico dei pazienti, tramite il riciclo, questa iniziativa dà la possibilità alle donne malate di continuare a piacersi e a curare la propria femminilità.
Come? Seguendo il cammino già tracciato dal progetto "Non smettere di piacerti", datato 2009, l'Avo è entrata in contatto con Giovanni Giantin, che già da tempo porta avanti iniziative socialmente utili tramite il riciclo della plastica. Così, raccogliendo tappi, bottiglie e contenitori (riutilizzabili secondo quanto riportato dalle diciture impresse sulle confezioni), i volontari vengono pagati 18 centesimi per ogni chilo. In questo modo, raccolgono fondi per le parrucche da destinare alle pazienti oncologiche.
Tutti, nella zona, possono dare un aiuto, depositando i sacchi con il materiale plastico in appositi contenitori posizionati in vari punti di raccolta. E l'iniziativa sta riscuotendo un successo davvero inaspettato, poiché si sta allargando anche fuori dai confini della città veneta.
Nel frattempo, l'Associazione volontari ospedalieri continua a migliorare, giorno dopo giorno, la vita delle donne che stanno combattendo il tumore. Parrucche in prestito, consulenze di estetiste, un'esperta di tatuaggi all'henné - per chi non volesse indossare la parrucca - e assistenza psicologica sono solo alcune delle attività messe in campo.
I costi per la fabbricazione, l'igenizzazione e il mantenimento delle parrucche non sono bassi, se consideriamo che, per ognuna, occorrono circa 450 euro. È per questo che un progetto del genere merita un grandissimo sostegno collettivo. Solo unendo gli sforzi si potrà dare una mano a chi rischia di sentirsi escluso dalla sua stessa vita, contribuendo, allo stesso tempo, al benessere dell'ambiente.