Un bellissimo progetto tra le colline toscane: gli anziani insegnano ai giovani disabili come coltivare la terra
Lavorare nell'orto può essere un ottima attività da svolgere per ritrovare non solo il contatto con la natura, ma anche una buona dose di pace, tranquillità e soddisfazione. Coltivare la terra dà inoltre grandi soddisfazioni ed è un modo per imparare ed esercitare pazienza e rispetto per ciò che cresce nel tempo.
Questi benefici sono reali e provati per molte persone, fin dalla tenera età. Ma cosa succederebbe se insegnassimo a coltivare anche alle persone colpite da disabilità? Da questa domanda è nato l'originale esperimento che è stato intrapreso in Toscana, nella splendida cornice delle colline senesi.
via Corriere.it
A Castelnuovo Berardenga, luogo famoso per la produzione del Chianti, le aziende agricole non si dedicano solo alla lavorazione del prezioso nettare rosso. Ce n'è una, in particolare, che fa molto di più. Non solo dal punto di vista agricolo, ma soprattutto da quello psicologico ed emotivo.
Si chiama Azienda Agricola San Felice, ed è qui che è nato il progetto "Orto felice", un'idea utile per migliorare la vita di molti ragazzi affetti da sindrome di Down e autismo. Come? Semplicemente ricorrendo ai saggi del paese: gli anziani. Chi meglio di loro, in una realtà così votata all'agricoltura, può conoscere tutti i segreti della terra e della coltivazione?
Così, ecco l'idea: fare tesoro degli insegnamenti dei "maestri della terra" per coinvolgere in attività edificanti i ragazzi meno fortunati. Un perfetto esempio di agricoltura sociale che, per anziani e giovani, si è rivelata un'esperienza di vita davvero importante. Il rapporto instaurato tra insegnanti e allievi è stato unico, dato che la coltivazione è un'attività fatta di pazienza e dedizione.
I ragazzi autistici e down sono dunque diventati dei veri e propri nipoti acquisiti per i saggi contadini del paese. Quando si trasmettono conoscenze, competenze, storie e tradizioni, c'è sempre arricchimento e i giovani, a loro volta, hanno saputo coglierlo al meglio.
Oltre ai 2500 metri quadri dell'Orto felice, i ragazzi affetti da disturbi cognitivi si prendono cura, sempre sotto la guida degli anziani, anche di alcune capre e di un pollaio che ospita oltre 40 galline. E l'impegno - è proprio il caso di dirlo - ha dato i suoi frutti.
Frutta, verdura e uova sono apprezzate sia dai privati che li acquistano, che dai cuochi di importanti ristoranti, proprio perché la loro provenienza e la loro genuinità sono garantite.
Iniziative del genere sono davvero lodevoli. Fa piacere pensare che anziani e giovani disabili, due tipologie di persone accomunate spesso da esclusione e solitudine, possano ritrovarsi e dimostrare quanto possono dare l'una all'altra. Gli anziani con le loro esperienze, i giovani con il loro dinamismo e voglia di imparare: insieme creano un binomio speciale, in un modello sociale che dovrebbe essere sempre più diffuso.