Ecco di quale disturbo soffre chi passa il tempo a farsi i selfie mentre si allena, secondo la ricerca scientifica
Inutile negarcelo: viviamo nell'era delle apparenze. Quello che conta, complice anche la massiccia diffusione dei social e dei mezzi di comunicazione istantanea, è, prima di tutto, l'immagine che gli altri hanno di noi.
Ovvio, non si tratta di un principio universale e valido per tutti, ma basta pensare a molte delle persone che conosciamo per rendersi conto che una visione del genere non si distanzia molto dalla realtà.
Se poi a confermarlo arrivano anche degli studi scientifici, allora la "sindrome da selfie" è davvero qualcosa di tangibile e provato. Una di queste ricerche ha svelato un aspetto particolare di chi vive pensando costantemente a scattarsi foto.
Lo studio, condotto dall'Università di Brunel (nel Regno Unito) e pubblicato sulla rivista Science Daily, si è focalizzato su una situazione specifica: la palestra e - in generale - l'allenamento sportivo.
Per gli scienziati dell'ateneo inglese, chi passa la maggior parte del tempo a fotografarsi mentre fa esercizio fisico potrebbe avere veri e propri problemi psicologici. Nello specifico, si parla di scarsa accettazione di sé e di costante ricerca dell'approvazione degli altri.
Oltre alla ricerca di conferme, atteggiamenti del genere potrebbero anche essere dettati da tendenze narcisistiche. Troppa ammirazione per sé stessi può infatti portare a uno sforzo costante per mettersi in mostra con tutti, fino a diventare eccessivi e fastidiosi.
Per arrivare a questi risultati, lo studio ha preso in esame oltre 550 utenti Facebook che hanno l'abitudine di postare foto di questo tipo.
Non si tratta di una critica contro chi fa selfie o si fa scattare foto "sportive", ma è doveroso concludere che gli eccessi non sono mai positivi, e mai come in questo caso un'affermazione del genere è valida.
Sarebbe quindi il caso di pensare un po' meno alle apparenze, concentrandoci sull'essenza e sulla sostanza di quello che siamo e quello che facciamo. Così facendo potremmo avere sicuramente più benefici della popolarità sui social...
SOURCE: https://www.sciencedaily.com/releases/2015/05/150521213743.htm