Chi ascolta musica rock ha un'intelligenza più brillante: parola di ricerca scientifica!
Probabilmente è la notizia che tutti i fan della musica rock e metal aspettavano da tempo. Sono stati definiti scostanti, isolati, depressi, ribelli e dalle emozioni instabili, ma non è così.
Un originale studio condotto da Virgil Griffith all'Università di Warwick, nel Regno Unito, ha infatti preso in esame più di mille studenti tra gli 11 e i 18 anni di età per mettere in relazione le loro capacità intellettive con i generi musicali preferiti.
I risultati emersi sono stati sorprendenti. Fra i ragazzi esaminati, infatti, quelli più brillanti a livello cognitivo ascoltavano rock e heavy metal.
Una bella soddisfazione per tutti gli amanti di questi generi musicali, che magari a volte sono stati guardati con sospetto o, perché no, con una punta di disappunto, per via del loro affetto viscerale nei confronti di gruppi musicali e artisti spesso considerati "vecchi" e "fuori moda".
Ad aggiungere ulteriori conferme, la ricerca condotta da Griffith ha riscontrato che gli studenti con i profitti più bassi preferivano ascoltare hip-hop e reggaeton, generi spesso considerati agli antipodi di rock e metal.
Lo stesso autore dello studio è poi sceso nei dettagli. Secondo quanto ha affermato, i leggendari Pink Floyd e John Mayer sono gli artisti preferiti dalle persone più intelligenti prese in esame, che non disdegnano nemmeno la musica classica, e in particolare quella di Beethoven.
E non è finita qui. Chiarendo più a fondo quanto emerso dal sondaggio, gli ascoltatori di rock e "derivati" sono in genere persone dalle personalità intense, più ribelli, aperte a nuove esperienze e più attive fisicamente.
Quello che, secondo lo studio, il rock provoca nei suoi affezionati è una sorta di "catarsi". Scrivendo, suonando o semplicemente ascoltando pezzi di questo genere i ragazzi hanno dimostrato una maggiore facoltà di superare emozioni negative, affrontare la pressione quotidiana e allontanare ricordi o episodi che opprimono la mente.
Chissà allora se, alla luce di tutti questi dati, anche chi non si è mai avvicinato al rock magari ora sarà spinto a farlo, anche per necessità "terapeutiche".