Un padre inglese ha inventato un'applicazione per obbligare il figlio a rispondere alle sue chiamate
L'adolescenza è un periodo difficile – anche e soprattutto per i genitori. Improvvisamente, quei figli che fino al giorno prima si conosceva, frutto delle proprie sudate attenzioni, passano sempre più tempo fuori casa, diventano reticenti e, se i genitori cercano di saperne di più facendo loro delle domande, non rispondono – neanche al telefono.
Eppure, da genitori moderni, si vede benissimo che hanno visualizzato il messaggio su Whatsapp, o che stanno usando Facebook. Indispettito da questo comportamento ed ansioso se non di riprendere il controllo, quantomeno di avere notizie di suo figlio fuori di casa, un padre inglese ha inventato una geniale applicazione per obbligare il figlio a rispondergli al telefono.
Nick Herbert, project manager di West Wickham, Inghilterra, era stanco che suo figlio Ben di 13 anni ignorasse i suoi messaggi e le chiamate quando si trovava in giro con gli amici; così ha inventato ReplyASAP, che letteralmente significa "rispondi appena possibile". Si tratta di un'applicazione innovativa che blocca il telefono dell'adolescente fino a quando non risponde. Per poterla utilizzare, entrambi debbono aver installato l'applicazione sui propri telefoni.
Il funzionamento è semplice: se un genitore scrive un messaggio su Whatsapp o telefona tramite l'app, sulla schermata principale appare la comunicazione e lì resta, bloccando l'accesso alle altre funzioni dello smartphone, finché non si risponde. Ovviamente, funziona anche quando il telefono è in modalità silenziosa: infatti si attiva un allarme che richiama l'attenzione dell'utente, costringendolo a rispondere.
Lanciata nel 2007, ReplyASAP è stata scaricata già più di 100.000 volte, e, sebbene attualmente sia disponibile solo per Android, il suo inventore promette che vi sarà presto anche una versione per iOS. Bisogna aggiungere che il servizio ha un costo che oscilla da poco più di 1 euro per un solo messaggio, a circa 15 euro per 20.
Questa misura può apparire un po' estrema, e ha suscitato reazioni opposte: da una parte ha raccolto il plauso dei genitori, finalmente sollevati di poter rintracciare i figli; dall'altra è stata criticata per l'eccessiva sorveglianza imposta ai giovani, sulla base del presupposto che educare non significhi controllare. Tuttavia, sembra avere unito padre e figlio: infatti, negli 8 mesi occorsi per sviluppare l'app, Nick ha potuto usufruire degli utili suggerimenti di Ben, tra cui quali funzionalità fosse meglio bloccare.
E voi, cosa ne pensate?