Lentamente muore – una poesia che ci ricorda quanto spesso viviamo la vita al minimo delle sue potenzialità

di Davide Bert

11 Febbraio 2019

Lentamente muore – una poesia che ci ricorda quanto spesso viviamo la vita al minimo delle sue potenzialità
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Vi sarà capitato parecchie volte di leggere questa poesia, accompagnata da immagini o da video, e con diversi titoli. È nota principalmente come Lentamente muore, ma anche come Ode alla vita. C’è chi sostiene sia stata scritta dal poeta cileno Pablo Neruda, mentre altri affermano sia opera della poetessa brasiliana Martha Medeiros. 

Senza scendere nel dibattito, il nostro scopo è quello di farvi leggere un pezzo che chiunque leggerà sentirà un po' suo. Teniamolo sempre a mente per rimanere vivi e consapevoli di esserlo. 

pexels

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Lentamente muore

chi diventa schiavo dell’abitudine,

ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,

chi non cambia la marcia,

chi non rischia e cambia colore dei vestiti,

chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,

chi preferisce il nero su bianco

e i puntini sulle “i”

piuttosto che un insieme di emozioni,

proprio quelle che fanno brillare gli occhi,

quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,

quelle che fanno battere il cuore

davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore

chi non capovolge il tavolo,

chi è infelice sul lavoro,

chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,

chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,

chi non legge,

chi non ascolta musica,

chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,

chi non si lascia aiutare

chi passa i giorni a lamentarsi

della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore

chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,

chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,

chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,

ricordando sempre che essere vivo

richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza

porterà al raggiungimento

di una splendida felicità.

Comunque la si voglia chiamare questa poesia è anche uno spunto di riflessione, un’opportunità per fare il punto della situazione e capire se sulla propria agenda degli errori ci sono troppe voci già spuntate. È però anche l’occasione per cominciarne un’altra di agenda, quella del cambiamento, dove dare spazio alle cose che possono renderci felici, cose ma anche persone.

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