Essere la “pecora nera” non vuol dire essere cattivi, ma distinguersi
Da sempre l’espressione “pecora nera” ha un’accezione negativa, vuol dire essere un pessimo esempio rispetto a quelli che i canoni sociali identificano come comportamenti normali e virtuosi. Ciò accade in qualunque contesto, che si tratti della famiglia, degli amici o del lavoro. Essere additati come il “bad boy” della situazione non è mai piacevole, tuttavia dietro a questo titolo apparentemente scomodo si può nascondere un grande potere.
Prima di tutto è bene chiarire che le pecore nere non sono persone necessariamente cattive, sono semplicemente “diverse”. In tutti i gruppi composti da esseri umani la coesione e l’appartenenza sono determinate dalla condivisione di pensieri e valori. Esprimere idee o agire in un modo che non è “previsto” da quelle che sono le regole non scritte, ma tacitamente accettate da tutti, viene interpretato come qualcosa di sbagliato.
Scegliere la strada meno battuta, essere anticonformisti, di frequente non viene accettato, ed oltre ad essere criticato può essere visto addirittura come una minaccia. Chi è difforme, chi esce dagli schemi, chi sfugge al “controllo”, sostanzialmente fa paura, e quando non può essere fermato o riportato in carreggiata viene “isolato”.
Una volta che si è stati identificati come pecora nera le scelte sono due, subire o reagire. Ci sono persone fragili che soffrono molto per essere etichettate come diverse. Essere pecora nera potrà anche essere un problema per gli altri, ma non deve mai diventarlo per se stessi. Le pecore nere non nascono così ma vengono create dall'ambiente che le circonda non appena manifestano la propria volontà contraria.
Essere una pecora nera in molti casi è un “dono”, un’opportunità di trovare la propria strada, diversa da quella che era stata tracciata. Non bisogna per forza essere e pensarla come gli altri, il mondo è straordinario proprio per la sua varietà, non esistono regole valide per tutti. Anche se gli altri non ci accettano noi dobbiamo imparare ad accettare gli altri, senza odio, ma solo riconoscendo che si è differenti. Staccarsi dal gruppo è una forma di libertà quasi inebriante, chi ci vuole bene davvero ci accetterà per come siamo.