Un bambino silenzioso e obbediente, non sempre è un bambino felice

di Davide Bert

26 Gennaio 2019

Un bambino silenzioso e obbediente, non sempre è un bambino felice
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Avere dei bambini tranquilli ed educati è la condizione ideale per la maggior parte degli adulti, tuttavia “troppa” compostezza può nascondere dei problemi. Nell'età infantile il rispetto deve essere insegnato tramite l’educazione non soltanto imposto con semplice obbedienza. Quando i più piccoli appaiono “troppo buoni”, e restano in silenzio senza mai ribattere, può voler dire che non sono felici. Obbedire con consapevolezza, scegliendo di farlo, è cosa ben diversa da obbedire ciecamente, reprimendo la propria identità.

via lamenteemeravigliosa.it

Un bambino silenzioso e obbediente, non sempre è un bambino felice - 1

Per “plasmare” dei ragazzi modello spesso i grandi usano volontariamente o involontariamente la paura, trasmettendo l’idea che compiacere gli altri conti più che dare retta alle proprie necessità. Il risultato sarà sicuramente un individuo che sa “stare al suo posto”, ma in questo modo si alimenta anche una volontà debole. Si rischia così di minare l’autostima, per cui il bimbo una volta adulto potrebbe avere difficoltà a difendersi. 

I bambini felici possono essere sia estroversi che introversi. I primi sono più curiosi, fanno continuamente domande e non mostrano segni di timidezza, i secondi sono più riservati, ma appena entrati in confidenza interagiscono senza difficoltà. Ce ne sono poi altri che solo apparentemente somigliano a questi ultimi, ma che sono invece “chiusi in se stessi”, con serie difficoltà a rapportarsi con un mondo che non comprendono a fondo. L’unico modo di essere che conoscono è evitare il confronto, obbedire senza chiedersi il perché: questi bambini non sono felici.

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Nel periodo della crescita, quando si costruiscono le strutture mentali per interfacciarsi con l’esterno, tutti i “no” e i “basta” devono essere motivati, tutte le regole imposte spiegandone la ragione. I bambini hanno il diritto di capire il motivo di ciò che gli adulti gli chiedono, altrimenti avranno sempre bisogno di una figura di riferimento che gli dica cosa è giusto fare e cosa no.

I momenti di ribellione più o meno occasionale dei bambini non devono essere considerati soltanto degli inutili comportamenti “infantili”. Seppure in fase embrionale si tratta di tentativi di affermare la propria volontà e identità, che non vanno quindi stroncati ma compresi e discussi.

Alzare la voce o dare qualche scappellotto per obbligare i bambini a obbedire è una strategia efficace perché è la via più breve. Educare in modo costruttivo richiede tempo e pazienza, con i più piccoli la fretta non è un buon investimento per la loro crescita emotiva.

È possibile educare senza urlare?

È possibile educare senza urlare?

Forse sarà meno semplice e comodo, ma si può insegnare ad un bambino l’educazione anche senza utilizzare la strategia della paura. La strada per ottenere tutto ciò passa per la fiducia, il dialogo e soprattutto il rispetto. Quest’ultimo si conquista non si impone, magari si cresceranno dei bambini un po’ meno perfetti, ma sicuramente più felici.

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