Amare, ovvero l'arte di prendersi cura dell'altro
Quando ci innamoriamo il nostro pensiero viene rapito in un turbine di passione che ha al centro la figura dell'amato: non possiamo fare a meno di pensare all'altra persona, domandandoci cosa potrebbe farle piacere e di cosa avrebbe bisogno; e quando parla, l'ascoltiamo senza perderci una sola parola. In breve, ci prendiamo cura dell'altro, e ci viene naturale, perché ci fa piacere.
Tuttavia, col tempo a volte questa cura si affievolisce, e la relazione si deteriora, abbandonata quasi all'indifferenza. Perché ciò accade? Ed in che modo una passione travolgente può appassire?
La verità profonda è che amare significa prendersi cura dell'altro e del rapporto che insieme si sta costruendo, in modo da non lasciare che la fiamma si spenga. Quando l'attenzione verso il proprio partner viene meno e non ci curiamo più dei dettagli - piccoli sì, ma importanti; o ancora quando diamo per scontato che l'altra persona abbia l'obbligo di fare determinate cose per noi: in quei momenti stiamo mettendo in pericolo la relazione. In quel modo infatti rischia di innescarsi un circolo vizioso malsano, di incuria e disaffezione reciproche, che se non interrotto può determinare la fine di una storia.
L'inerzia e le abitudini - in una parola, la routine - sono spesso all'origine di questa progressiva incuria, di cui l'unica responsabile è la coppia che non nutre più l'amore - ovvero la cura reciproca.
Bisogna capire che non ci sono amori eterni, ma rapporti ben curati. Ciò significa che l'unica ricetta per una relazione sentimentale duratura è un impegno continuo, quotidiano in cui non manchino mai: l'ammirazione, la complicità, la profonda conoscenza, la ricerca comune di soluzioni ai problemi e la condivisione.
Si tratta perciò di sviluppare la capacità di comprendere, accettare e prendersi cura dell'altro, riconoscendo al contempo lo stesso impegno da parte del partner.