"Una casa troppo ordinata è una casa triste": la riflessione di un noto educatore

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di Marco Renzi

13 Dicembre 2018

"Una casa troppo ordinata è una casa triste": la riflessione di un noto educatore
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Forse non tutti conoscono il professor Mario Sergio Cortella, ma nell'ambito delle divulgazioni scientifiche di stampo educativo è davvero molto famoso, soprattutto in Brasile. La sua saggezza e i suoi studi ne fanno un ospite molto gradito nei talk show e nelle trasmissioni che trattano il delicato tema dell'educazione e della psicologia applicata ai processi di crescita.

Una delle sue affermazioni in particolare ha fatto sorridere e riflettere l'opinione pubblica: "Una casa ordinata è una casa triste". Ma cosa voleva dire esattamente il filosofo educatore?

via Daniel Alves/Youtube

CPFL Cultura/Tatiana Ferro/Wikimedia

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Ovviamente con la sua affermazione non stava facendo l'elogio del disordine: è ovvio che la mancanza di pulizia in un ambiente non possa che essere dannosa per chi ci vive.

Il discorso di Cortella nasce piuttosto da una tendenza sociale: quella di tentare ossessivamente di mostrare sempre tutto in ordine e perfetto. Probabilmente a causa dell'arrivo dei social network, su cui tutti cerchiamo di assomigliare ad un ideale invece che alla realtà, sembra che ogni casa debba essere sempre pronta per essere fotografata. Cuscini in ordine, soprammobili perfettamente selezionati, cucina impeccabile... tutto deve trasudare bellezza e compostezza. Ma la vita - sottolinea il professore - non è così!

La vita non è perfetta, è un turbinio di alti e bassi, di problemi da risolvere, di momenti difficili durante i quali una casa (e la famiglia che rappresenta) diventa uno dei punti fermi a cui appigliarsi. L'impronta lasciata da una persona sul cuscino, la coperta poggiata in disordine sul divano, le tracce lasciate in cucina da qualcuno che si è preparato una merenda veloce... sono tutte testimonianze della vita pulsante della casa.

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La vita, dice Cortella, è fatta di vibrazioni, di mutamenti e di molto, molto disordine. Cercare di ripulire e riordinare ossessivamente la nostra casa è sintomo di una società che vuole coprire ogni difetto, che non ammette più la bellezza dell'eccezione e dell'imperfezione.

MBisanz t/Wikimedia

MBisanz t/Wikimedia

Il professore chiude raccontando il modo in cui si svolgevano i suoi compleanni da piccolo: per molti giorni la casa era un via vai di persone che arrivavano per aiutare a preparare ogni tipo di leccornia, e passato il festeggiamento ci volevano altrettanti giorni per ripulire. Si stava insieme, anche se c'era un po' di disordine e di confusione. Oggi i compleanni dei bambini vengono affrontati con una precisa tabella di marcia: orari, cibo, animatore... tutto viene preventivato e chiuso nell'arco di 3 ore.

Eppure, la vita è bella proprio perché imperfetta; la casa ci scalda il cuore proprio perché mostra il passaggio delle persone che la abitano, con tutte le gioie e i dolori che provano ogni giorno... e che costituiscono la vera materia di cui è fatta la vita.

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