Secondo questo neuropsicologo, la gentilezza e l'empatia possono far bene alla salute del nostro cervello
Richard Davidson, neuropsicologo e ricercatore in neuroscienze affettive ad Harvard, per molto tempo si è occupato di studiare gli effetti di stati d'animo come l'ansia, lo stress e la depressione sul cervello umano. Per approfondire le sue ricerche accademiche, ha deciso nel 1992 di abbandonare l'Università e di partire alla volta dell'India per saperne di più sulla meditazione e le sue conseguenze sul cervello.
Durante il suo viaggio, incontra e conosce il Dalai Lama, che gli mostra un punto di vista diverso per quanto riguarda lo studio del cervello. Dal monaco tibetano, infatti, Davidson apprende che la calma porta a diversi benefici, in particolare nell'ambito del benessere personale. Riportando queste nuove conoscenze nel suo campo, studia come le emozioni positive, come la gentilezza, la compassione e l'empatia, cambiano la struttura cerebrale in poche ore.
Nel corso di queste sue nuove ricerche, scopre che la compassione e l'empatia vengono prodotte da reti neurali diverse, e che alcuni tipi di sentimenti, come la tenerezza, possono essere insegnati a qualsiasi età e alleviare le sofferenze. Questo perché vengono messi in movimento questi circuiti di neuroni, proprio come nel caso di stress, ansia e depressione. Differentemente da questi ultimi, però, il nostro cervello ha solo degli effetti benefici. Per esempio, nel caso dei bambini li aiuta ad avere una salute mentale ed emotiva migliore, e a sviluppare una concentrazione maggiore negli studi.
Da queste nuove ricerche, il neuropsicologo ha tratto 4 principi basilari per avere una mente più sana:
- 1. prestare attenzione verso noi stessi e gli altri;
- 2. prendersi cura degli altri;
- 3. cercare di connettersi con gli altri e con quello che ci circonda;
- 4. aprire la propria mente e i propri pensieri liberandoci dei preconcetti.
Metterli in pratica significa vivere meglio e più serenamente la propria quotidianità e, coinvolgendo anche gli altri, si innesca un meccanismo a catena che non avrà più fine.