L'importanza dei limiti nell'educazione dei bambini: ecco perché è fondamentale saper dire di no
Educare i bambini è un processo arduo, che porta inevitabilmente con sé mille domande e dubbi. "Starò facendo la cosa giusta? E se sì, perché mi sento così a disagio, come se avessi preso la decisione sbagliata?". Queste e molte altre domande assillano i genitori, soprattutto perché, nel creare norme e linee guida, sono obbligati a porre limiti ed ovviamente anche dei rifiuti, nella maggior parte mal digeriti dai propri figli.
Tuttavia la psicologia afferma l'importanza dei limiti così come la necessità di dimostrarsi fermi e non cedere ai capricci. Vediamo perché.
L'importanza dei limiti
Alcuni genitori commettono l'errore di pensare che i limiti siano qualcosa di negativo, poiché significa non tenere conto dell'opinione del bambino e dover ricorrere alle urla per imporli; niente di più sbagliato.
Educare impone di dire di no alle richieste che non possono o non devono essere accolte, insegnando al bambino che non tutto si può avere o, comunque, non subito. Educare significa spiegare, a parole e fatti, che ogni comportamento ha le sue conseguenze, per indurre ad assumere una condotta corretta.
Ciò non significa che si debba urlare, ma, piuttosto, che si debbano porre dei limiti, fornendone le spiegazioni.
La teoria di Patterson sul rinforzo negativo
È un classico: ci troviamo in un luogo pubblico ed improvvisamente il nostro bambino vuole qualcosa e, al nostro rifiuto, scatta la crisi isterica di pianto. Cosa si fa? Spesso il genitore finisce per cedere e comprare l'oggetto desiderato. Il bambino è soddisfatto, e il genitore sollevato.
Questo è un tipico esempio della teoria di Patterson sul rinforzo negativo, secondo cui nel breve termine è più facile per i genitori acconsentire alle richieste inappropriate dei figli - che tuttavia nel lungo termine avranno un costo assai più alto.
Così facendo, infatti, il bambino impara che piangendo ed urlando ottiene ciò che vuole: ciò aumenta la probabilità che gli scoppi d'ira si ripetano, diventando un'abitudine comportamentale e riducendo ancor più la capacità di controllo dei genitori sui figli.
Conseguenze dell'assenza di limiti
I bambini che sono stati cresciuti senza limiti tenderanno a sviluppare da adulti comportamenti poco "piacevoli": impertinenza, arroganza, lassismo, impazienza, egoismo fino ad atteggiamenti aggressivi. Saranno meno in grado di controllare le proprie emozioni, intolleranti alle regole e agli obblighi e manipolatori.
Secondo la psicologa Teresa Rosillo "abbiamo dimenticato di dire ai genitori che hanno loro l'autorità (...).Uno dei compiti fondamentali dei genitori è educare in modo che i bambini possano auto - regolarsi. Tuttavia, affinché ciò sia possibile, il bambino deve prima assorbire delle regole dall'esterno."
Sono i genitori a dover imporre dei limiti, ed in generale, educare i propri figli: il che significa ascoltare, insegnare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, essere fermi nelle decisioni perché i bambini apprendano la pazienza, l'accettazione e a superare la frustrazione. Non è semplice, ma se non lo fanno i genitori, chi lo farà?