La storia della corda e dell'elefante, che ci ricorda quanto la paura di fallire ci paralizza
Ogni nostra azione è accompagnata sempre dalla paura di sbagliare. Questo perché non accettiamo la possibilità di commettere errori e ci mettiamo in testa di dover sempre riuscire al primo tentativo. Ma nella vita, quasi nulla viene ottenuto con il minimo sforzo e se accade è spesso solo per una questione di fortuna. I successi e i guadagni vanno sudati; niente è regalato e spesso la ricompensa arriva solo dopo mille cadute.
Questa storia ci ricorda l'importanza di provare una seconda volta per ottenere anche qualcosa di molto importante come, in questo caso, la libertà.
Un viaggiatore si recò in Africa per trascorrere un periodo di vacanza. Qui incontrò molti elefanti usati per le mansioni più disparate e notò che tutti erano legati da una cordicella messa attorno a una delle zampe.
L'uomo non riusciva a comprendere la funzione della cordicella, visto che un elefante avrebbe potuto spezzarla facilmente con il suo peso e le sue dimensioni. Un giorno decise di chiedere informazioni a un addestratore, che gli rivelò come mai quei grossi elefanti non si ribellavano alla fragilità del laccio, ma stavano quieti come se a tenerli ci fosse una spessa catena.
"Quando gli elefanti sono solo dei cuccioli, usiamo un laccio di piccole dimensioni per tenerli; in quel momento è sufficiente per non essere spezzato. Quando crescono sono convinti ancora di non poter rompere la corda, per questo smettono anche di cercare di scappare".
Dunque, quegli elefanti avrebbero potuto liberarsi in quel preciso istante, ma solo perché hanno fallito in precedenza non ci riprovano.
Quante volte ci siamo ritrovati nelle stesse condizioni degli elefanti? Questa breve storia ci ricorda quanto sia importante rialzarsi anche dopo diverse cadute: potrebbe essere la volta decisiva!