IKEA chiede alle persone di "bullizzare" una pianta per 30 giorni: il risultato ci apre gli occhi

di Laura Gagliardi

10 Maggio 2018

IKEA chiede alle persone di "bullizzare" una pianta per 30 giorni: il risultato ci apre gli occhi
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In occasione del 4 maggio, Giornata Mondiale anti-bullismo, IKEA ha presentato i risultati di "Bully a plant", un interessante esperimento sulla violenza verbale e fisica. Lo studio, condotto a Dubai, ha visto la partecipazione attiva delle scuole allo scopo di sensibilizzare direttamente i ragazzi sugli effetti nocivi del fenomeno: per 30 giorni gli studenti sono stati invitati ad insultare o ad elogiare due gruppi distinti di piante. E gli effetti dei diversi tipi di trattamento sono stati evidenti.

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Nel corso di 30 giorni le piante sono state oggetto delle offese o delle lodi di migliaia di ragazzi, 24 ore al giorno. In che modo? Gli studenti sono stati invitati a registrare le loro voci sui social network, in modo che potessero essere ascoltate dalle piante nell'arco dell'intera giornata. A parte il diverso trattamento "sociale", ogni pianta è stata annaffiata e concimata allo stesso modo, ed esposta alla stessa luce solare, al fine di escludere qualsiasi altro tipo di fattore determinante di crescita, a parte il comportamento dei ragazzi.

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I risultati della ricerca sono stati eloquenti: le piante che erano state riempite di parole affettuose e complimenti erano cresciute in maniera rigogliosa, mentre quelle vittime di bullismo stentavano a crescere, mostrando foglie cadenti, ingiallite o secche

Considerando che anche le piante sono essere viventi, tali conclusioni non sono stupefacenti, tuttavia appaiono estremamente importanti nel confermare gli effetti negativi degli atti di bullismo, e particolarmente efficaci nel denunciare il fenomeno non tanto fra il pubblico adulto, ma soprattutto fra i giovani, che non a caso sono stati parte attiva dell'esperimento.

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Il bullismo è una piaga sociale dilagante, soprattutto tra i giovani, come riportano le cronache ormai in maniera quotidiana, e per questo sono molte le aziende o le istituzioni che si ingegnano per trovare il modo di arginarlo aprendo gli occhi alle nuove generazioni.

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