Questa prof invia la buonanotte agli alunni su Whatsapp, spiegando ogni sera un vocabolo nuovo

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di Marco Renzi

20 Aprile 2018

Questa prof invia la buonanotte agli alunni su Whatsapp, spiegando ogni sera un vocabolo nuovo
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I fatti di cronaca scolastica che vengono veicolati dai giornali ci portano a pensare che in generale l'uso dello smartphone e dei social sia in qualche modo nemico della scuola e della didattica in generale. Eppure, bisogna ammetterlo, risulta davvero ingenuo pensare che i divieti e le sanzioni possano fermare l'uso di questi dispositivi in una società sempre più digitalizzata.

Cosa fare allora? Qua e là iniziano ad apparire iniziative virtuose che mirano ad includere questi nuovi metodi di comunicazione nel percorso didattico piuttosto che cercare di escluderli. Chi ha detto, ad esempio, che Whatsapp non possa diventare veicolo di cultura?

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Proprio in questo senso si muove l'iniziativa della professoressa Carla Romoli, che insegna in una scuola media bolognese. Da buon insegnante di italiano, ha molto a cuore la diffusione di un uso corretto della lingua, che oggi sembra più che mai in bilico.

Un giorno, mentre ascoltava un programma alla radio in cui veniva chiesto a delle persone il significato di alcuni vocaboli, notò con dispiacere che la maggior parte di loro risultava totalmente impreparata. E l'aspetto peggiore era che non si trattava di persone in età avanzata, ma di ragazzi tra i 20 e i 35 anni!

Da lì, l'idea: utilizzare un metodo veloce e capillare per arricchire il vocabolario dei suoi studenti. E quale metodo migliore di una app di messaggistica istantanea?

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Così, la fantasiosa prof sessantunenne ha iniziato ad augurare ai suoi alunni la buonanotte tramite Whatsapp, accompagnandola ogni sera con un vocabolo diverso, spiegato brevemente a livello etimologico. Ogni giorno gli alunni ricevono quindi un messaggio del tipo: "Ciao ragazzi, la parola di stasera è: abisso. Significa profonda voragine, viene dal greco: luogo senza fondo. Buonanotte!”.

Un modo semplice, efficace e simpatico per arricchire il loro vocabolario e prepararli alle sfide della vita. Perché la professoressa Romoli lo sa bene: avere buone idee in testa, ma non trovare le parole giuste per esprimerle, è come non averle.

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