Si fece internare fingendosi pazza: quando si scoprì chi era davvero scoppiò lo scandalo
Accertarsi che nelle strutture psichiatriche i pazienti vengano trattati con rispetto e cura è difficile ancora oggi, immaginate cosa accadeva allora in passato, quando i pazienti venivano usati a volte come cavie in nome del progresso scientifico e psichiatrico.
Anche in passato, però, c'erano giornali interessati a smascherare le storie vere dietro alle apparenze ed è qui che spunta il nome di Nellie Bly: la prima giornalista investigativa della storia che riuscì a farsi credere pazza e a farsi ricoverare in un ospedale psichiatrico, vedendo coi suoi occhi cosa accadeva al suo interno.
Al suo arrivo a New York, Bly, il cui vero nome era Elizabeth Cochran, si presentò a Joseph Pulitzer, direttore del New York World, e si sentì offrire un curioso e rischioso incarico.
Cochran avrebbe dovuto fingersi pazza e provare a farsi ricoverare in un ospedale psichiatrico femminile per scoprire cosa accadeva realmente al loro interno. La giornalista non ci pensò su due volte e accettò.
Dopo aver passato una giornata davanti allo specchio a "esercitarsi", entrò in un locale e fece in modo di attirare su di sé l'attenzione. All'arrivo della polizia la donna venne fatta esaminare da alcuni medici, i quali convennero prontamente che si trattava "chiaramente di malattia mentale".
Iniziavano così i suoi dieci giorni all'interno dell'ospedale psichiatrico femminile di Blackwell's Island.
In quell'arco di tempo, Cochran poté appurare che le pazienti erano soggette a ogni tipo di maltrattamenti: cibo rancido, acqua da bere sporca, ore passate legate con corde, costrette a stare dalle 6 del mattino alle 8 di sera sedute su delle panchine senza potersi muovere, in un ambiente infestato dai ratti, lavate con secchi di acqua gelida e picchiate dalle infermiere quando non eseguivano l'ordine di stare zitte.
Parlando con alcune delle altre internate, la sanissima Nellie Bly capì che molte delle donne lì dentro non avevano alcun problema mentale, ma erano state segregate lì dalle famiglie per i motivi più disparati, banalmente riassumibili col fatto che risultavano scomode.
Una volta fuori da Blackwell's Island, Cochran pubblicò un resoconto della sue esperienza intitolato Dieci giorni in manicomio: l'opera provocò uno scandalo e oltre a consacrarla come giornalista permise di attivare il processo che portò alla riforma degli istituti di accoglienza per persone con disabilità mentale e a rivedere le perizie psichiatriche che i medici emettevano, evidentemente, con scarso zelo.