Mangiarsi le unghie è un vizio molto diffuso e può indicare alcuni tratti della personalità

di Giulia Bertoni

12 Agosto 2017

Mangiarsi le unghie è un vizio molto diffuso e può indicare alcuni tratti della personalità
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Spesso già prima dell'adolescenza si prende il vizio di rosicchiare le unghie delle dita, spesso al punto da ridurle a dimensioni microscopiche. La motivazione più palese dietro a questo comportamento è ovviamente una qualche forma di ansia o nervosismo ma stando a quanto venuto fuori da uno studio canadese, potrebbe esserci un'altra causa legata a questo comportamento ed ha a che vedere con un preciso tratto della personalità umana: il perfezionismo.

via metro.co.uk

I perfezionisti si mangiano le unghie per scaricare l'insoddisfazione accumulata.

I perfezionisti si mangiano le unghie per scaricare l'insoddisfazione accumulata.

Wikimedia/Felipe Micaroni Lalli (CC BY-SA 2.5)

La ricerca, condotta dall'Università del Quebec, ha preso in esame tutti quei comportamenti ripetitivi che applichiamo al nostro corpo, come il toccarsi i capelli in continuazione, pizzicarsi la pelle o mangiarsi le unghie. In base ad alcuni esperimenti condotti su 48 volontari, è emerso che la necessità di eseguire una di queste azioni ripetitive si faceva irresistibile in situazioni di noia, frustrazione e insoddisfazione e gli individui che tendono a sviluppare maggiormente questi stati d'animo sono proprio i perfezionisti.

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Wikimedia/Luiz Felipe Sousa Oliveira

Wikimedia/Luiz Felipe Sousa Oliveira

Il perfezionista si agita quando le cose non vanno come aveva programmato e questo, naturalmente, può succedere più spesso di quanto egli osi immaginare. L'eseguire uno di questi comportamenti ripetitivi è un modo per scaricare la negatività accumulata.

Flickr/Francesco (CC BY 2.0)

Flickr/Francesco (CC BY 2.0)

I risultati di questo studio rivoluzionano la tradizionale terapia con cui venivano curati i comportamenti ripetitivi, tra cui il mordersi le unghie: fino ad oggi si interveniva per eliminare il nervosismo ma è chiaro che in realtà si dovrebbe intervenire sulla mentalità "perfezionista" del paziente.

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