Il vero motivo per cui le donne hanno meno possibilità di fare carriera, non si tratta della maternità
Purtroppo non è affatto una novità: la parità dei generi esiste solamente nei sogni e nelle promesse fatte, ma poi nell'atto pratico è ancora molto lontana da essere raggiunta. Raggiunta perché viene da lungo inseguita dalle donne che giustamente non cercano altro che equità.
Tuttavia, nonostante l'era moderna in cui viviamo, ancora ci sono forti distinzioni di genere e molte di queste sono il prodotto di ideologie sbagliate, di false convinzioni: il lavoro, quello paritario, rimane una questione spinosa e assai combattuta dove le donne hanno tutto il potenziale per fare ugualmente bene (se non meglio) le mansioni di uomo, ma continuano ad essere fortemente penalizzate, ma da chi di preciso e perché? Scopriamolo insieme.
Una doverosa premessa
FDR Presidential Library & Museum/Flickr
Fa piuttosto riflettere: milioni di anni di storia e la maggior parte dei diritti, come quello di voto ad esempio, è stato "concesso" alle donne neanche un secolo fa. Un lasso di tempo pari a quello di un battito di ciglia dunque se rapportato a tutta storia dell'umanità: appare dunque evidente quanto a lungo il trattamento di uomo e donna sia sempre stato valutato con due pesi e due misure.
Data questa frustrante premessa non stupisce che ancora non si sia raggiunta la piena parità dei generi. Uno dei settori dove questa disparità rimane piuttosto evidente è quello lavorativo: qui è difficile non parlare di vere e proprie discriminazioni ai danni delle donne.
Con gli stessi titoli accademici i loro salari sono inferiori a quelli degli uomini pur ricoprendo la loro stessa identica posizione lavorativa. E non è tutto: le figure dirigenziali, quelle perciò legate a ruolo di leadership, vengono assegnate prevalentemente a uomini. Quali sono i fattori che dovrebbero - in qualche modo - "giustificare" una simile realtà?
I "privilegi" delle donne...
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Ad aiutarci a rispondere a questa fatidica domanda ci viene un aiuto uno studio della Harvard Business Review con alcune rivelazioni scioccanti. Non è un mistero che una donna abbia per legge alcune tutele sul lavoro, un privilegio se così lo vogliamo definire, come quello di potere andare in maternità.
Questo comporta, lavorativamente parlando, una sua assenza assolutamente giustificata dall'ambiente lavorativo in favore dell'accudimento di un infante. Tuttavia, per quanto giusto e doveroso, nonché necessario, questo diritto non viene ben visto dai datori di lavori che ragionano con una mentalità prettamente imprenditoriale e dunque legata alla produttività: una donna, lei e lei solamente, può rimanere incinta e dunque trasformarsi facilmente in una risorsa assente - per mesi - dal mondo lavorativo. Giungere alla conclusione che sia meglio prendere un uomo pare purtroppo la "contromisura" più adottata.
Ebbene, secondo lo studio sopracitato non è affatto questo il motivo - non quello principale - in grado di spiegare l'elevata discrepanza mostrata fra uomini e donne che occupano posizioni dirigenziali. Il problema di fondo, infatti, sarebbe da attribuire a una mancanza di supporto nelle relazioni familiari. Vediamo che significa.
Lo studio condotto dalla Harvard Business School
Secondo lo studio, basato sull'opinione raccolta da 25.000 intervistati laureati alla prestigiosa Harvard Business School, le donne che si sono impegnate in una relazione in pianta stabile, magari che si sono sposate, hanno dichiarato di non aver ricevuto abbastanza supporto riguardo alla loro carriera dai propri compagni.
Nella fattispecie tutte si aspettavano che il loro lavoro avrebbe avuto la stessa priorità di quello del marito, ma il 40% si è ritrovata messa in secondo piano. Non una questione di ambizione, di titoli o capacità dunque, ma solo mariti i cui obiettivi lavorativi sono sempre stati messi al primo posto scavalcando di fatto quelli delle mogli.
Ben il 70% dei mariti, d'altro canto, ha dichiarato di aver dato per scontato che il loro lavoro avrebbe avuto la priorità su quello della loro compagna. Così a moltissime donne, del tutto capaci di avviarsi verso la "scalata dirigenziale", è stato - direttamente o indirettamente - negato di fare carriera.
Questa è un'altra prova di quanto, ancora, determinati pensieri arretrati ed egoistici rendano difficile una vera parità dei generi. Voi cosa ne pensate?