Datore di lavoro si rifiuta di accettare la lettera di dimissioni di un dipendente
In un ambiente lavorativo si cerca sempre di mantenere un "clima" positivo: un buon rapporto con i colleghi e superiori ad esempio. Tuttavia non sempre si riesce a instaurare il giusto rapporto lavorativo. Questo può portare a diatribe piuttosto frustranti che di certo sarebbe meglio evitare sul nascere.
In questa storia si è verificato un fatto leggermente insolito rispetto quanto detto: un dipendente, pur soddisfatto del suo lavoro, ha consegnato una lettera di dimissioni al suo capo e quest'ultimo non l'ha affatto presa bene, anzi ha deliberatamente rifiutato quella nuova realtà.
La storia del dipendente
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Trovare lavoro dovrebbe essere la parte più complicata, non licenziarsi. Eppure un dipendente di nome Chris si è ritrovato proprio in questa situazione: dopo aver lavorato per più di 4 anni per la stessa azienda in maniera impeccabile ha scelto di rassegnare le sue dimissioni. Il motivo?
Nulla di personale: con i colleghi aveva un ottimo rapporto e anche con il suo capo non aveva mai avuto alcun tipo di scontro rilevante. Tuttavia gli era stata proposta una posizione lavorativa nettamente più vantaggiosa rispetto a quella che ricopriva: era nel suo interesse passare a un'altra azienda.
Dunque con 14 giorni di preavviso aveva presentato la domanda accompagnata anche dai più sentiti ringraziamenti: "mi mancherà lavorare con il team e con te", recitava la parte finale delle dimissioni. Il suo capo, Steve, non è rimasto molto colpito dalla sua gentilezza e anzi l'ha guardato di sottecchi e infine gli ha confessato: "non posso lasciarti andare via, mi dispiace".
La reazione del dipendente
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Quell'individuo aveva spiegato a Chris che in quel periodo dell'anno c'era troppo lavoro e rimpiazzare la sua figura sarebbe stato troppo complicato: non aveva intenzione di accettare la sua lettera di licenziamento.
3 mesi, il suo capo gli aveva detto che non avrebbe potuto andarsene senza dare come minimo 3 mesi di preavviso. Questo era un gran problema però: Chris avrebbe dovuto cominciare a lavorare molto prima per la nuova azienda o quest'ultima si sarebbe tirata indietro ritirando la sua allettante proposta lavorativa.
Il capo aveva allora cominciato a far leva sui sensi di colpa del dipendente dicendo frasi del tipo: "è un peccato che tu voglia lasciare i tuoi colleghi in difficoltà, ma se non c'è altra soluzione suppongo dovremmo ottenere da tutti il massimo in questi giorni". Probabilmente l'intento di quella persona era far capire che avrebbe "spremuto" tutto il team se lui se ne fosse andato senza rispettare i 3 mesi di tempo "suggeriti".
Il punto della vicenda risiede nel fatto che un datore di lavoro non può obbligare un dipendente a dare un determinato preavviso a meno che il contratto firmato da questi non glielo consenta. Normalmente il preavviso è una formalità gradita, un segno di rispetto e non è dovuto tranne quando, appunto, palesemente espresso nero su bianco. Per mantenere dei buoni rapporti è sempre consigliabile, però, fornire un paio di settimane di anticipo, ma starà sempre e comunque all'imprenditore trovare il modo di sostituire il dipendente: non sentitevi in dovere o ancora peggio in colpa se trovate un'occasione lavorativa migliore.