"Mio marito non sarà accanto a me durante il parto, sono triste e in ansia allo stesso tempo: come devo fare?"
La gravidanza è un momento molto importante nella vita delle persone, soprattutto per una donna è uno degli eventi più magici, incredibili e sconvolgenti allo stesso tempo. Sconvolgenti perché si stravolge un equilibrio del corpo, si percepisce una nuova vita che cresce dentro di sé e si ha la grande responsabilità di fare il possibile affinché vada tutto per il verso giusto. In un momento così delicato della propria esistenza altro non si vorrebbe se non di vedere la persona amata al prorpio fianco, il futuro padre del bambino che sta accanto alla mamma in ogni istante.
Eppure ci sono casi in cui queste circostanze non si verificano, motivo per cui bisogna fare i conti con una realtà diversa da quello che immaginavamo. Soprattutto non è così scontato che un uomo voglia essere presente in sala parto quando il bimbo sta per nascere.
Se il compagno non vuole entrare in sala parto...
Molte donne agli sgoccioli della propria gravidanza si trovano loro malgrado a condividere un aspetto di questa circostanza: un compagno che non vuole per nessuna ragione al mondo essere al loro fianco nel momento del parto. Una situazione che per alcune future mamme non fa alcuna differenza, mentre per altre è motivo di preoccupazione, ansia e sconforto. Soprattutto per coloro che sono alla prima nascita, potrebbe essere davvero importante avere accanto costantemente una figura di supporto.
I mariti, di solito, sono sempre pronti per assistere: ci sono durante i 9 mesi di gestazione, durante i controlli per monitorare la crescita del feto, a casa per soddisfare qualsiasi richiesta e stare accanto alla persona amata, ma non è scontato che ci siano anche nell'istante clou di tutte la vicenda, vale a dire in sala parto.
Testimonianze dirette di chi l'ha vissuto in prima persona
"Ho chiesto a mio marito di essere con me in quell'istante, ma non vuole - ha raccontato una donna - Dice che non riuscirebbe ad essere sereno al mio fianco tra le urla e al centro di quella situazione concitata. Mi ha consigliato di portare con me mia mamma o una mia amica, ma io sto per avere il bambino con lui ed è lui che voglio con me. Non c'è nulla da fare, non sopporterebbe di vedermi in preda al dolore. Io, però - ha confessato - sono molto arrabbiata con lui e non so come gestire la cosa".
"Ero convinta che mio marito sarebbe stato al mio fianco anche in quel momento, non mi sarei mai aspettata che dicesse di no, ma è così - ha raccontato un'altra futura mamma al suo sesto mese di gravidanza - È stato categorico: il parto è terribile ed è una cosa che riguarda soprattutto la donna, lui non ci sarà. Sono molto angosciata per questo, non me l'aspettavo".
"Mi sento male, penso che stia costringendo mio marito a fare una cosa che non vuole - ha confessato ancora un'altra donna - Mi ha detto che essere presente al primo parto è stato terribile e ci sarà al secondo solo perché lo voglio io. Non ho altre persone accanto a me e non so come fare, ormai è troppo tardi perché possa tirarsi indietro, ma mi sento tanto in colpa nei suoi confronti".
Come gestire la presenza o l'assenza?
Tre delle tante testimonianze che vertono su questo grande dilemma: è giusto e necessario che un marito sia presente anche contro la sua volontà? La cosa più importante, come del resto in ogni situazione, è parlare, affrontare il problema con calma, analizzandolo e cercando insieme di trovare la soluzione migliore per entrambi. Già vivere fianco a fianco ogni istante della gravidanza potrebbe essere un buon modo per coinvolgerlo di più, magari parlare con il proprio compagno e fargli capire quanto potrebbe essere importante la sua presenza in quei minuti, aiuterebbe di molto la scelta finale.
Farlo sentire parte integrante del processo, portarlo alla consapevolezza che anche in sala parto sarebbe fondamentale esserci, non farebbe altro che incentivarlo. Bisogna fargli capire quant'è importante, ma se proprio non vuole, meglio non costringerlo. Potrebbero nascere incomprensioni e malumori che non aiuterebbero in un momento così delicato, soprattutto se la coppia è alla prima esperienza genitoriale.
In questi casi, meglio chiedere alla mamma, a una sorella, cugina o amica, altrimenti farsi coraggio e andare avanti da sole a testa alta, seppur in un frangente molto delicato della propria vita. Come vi siete comportati quando è arrivato il vostro primo bambino e cosa ne pensate della faccenda?